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venerdì 10 maggio 2013

La città e il dissesto, intervista a Carlo Salvemini


“Paolo Perrone non vuole, con tutta evidenza,  legare il suo nome a un default del Comune”

Debiti per pagare l'indebitamento

Gianni Ferraris

Come dicono alcuni sondaggi il Sindaco di Lecce Paolo Perrone è il più amato d’Italia. E se è vero che questi sono solo sondaggi, il risultato delle urne è stato quasi plebiscitario, fu anche il più votato. Pare una contraddizione con la città che naviga a vista fra un dissesto mai dichiarato ma che pare sia nei fatti, la tassazione ai massimi livelli sicuramente non troppo amata da chi le tasse le paga tutte,  un dibattito surreale sulla chiusura alle auto del centro storico che presenta un gioiello architettonico, storico, monumentale fra i più imponenti d’Italia letteralmente assediato dalle auto in sosta e di passaggio. E’ surreale perché sulla carta una parte di questo centro è già chiuso, non fosse per i permessi dati come se piovesse. E ancora diciamo delle marine che dovrebbero essere un valore aggiunto ma che sono nei fatti lasciate a sé stesse. E’ sufficiente fare un salto a San Cataldo per rendersi conto che ad un lungomare (pardon, water front come lo chiama the mayor) appena rifatto e quello che ha di fronte, finestre murate, edifici a mezza strada fra il post terremoto, l’incuria e il degrado.
Abbiamo incontrato Carlo Salvemini, consigliere di minoranza per la lista Lecce Bene Comune, “non diciamo di opposizione, è una distinzione alla quale tengo”.

Camminando per le strade, parlando con persone al bar, si ha come la sensazione che il dibattito stringente in Comune di cui parli puntualmente nel tuo blog e i problemi della città non siano percepiti nella loro interezza...
“Sembra paradossale dirlo, le comunità meridionali sono costruite su una inconsapevolezza del ruolo degli enti locali  nella garanzia dei servizi pubblici. Viviamo a prescindere da ciò che l’ente deve corrispondere ai cittadini come diritto e come corrispettivo delle tasse pagate. Che vi siano pesanti tagli dei servizi pubblici locali sembra quasi normale. Lecce è piccola? Chi può non  utilizza il trasporto pubblico, anche se questo serve a moltissimi altri cittadini, anche se è essenziale per la comunità. Se hai un discreto benessere che ti permette di provvedere alla tua famiglia dignitosamente allora i servizi sociali diventano un optional.  Puoi mandare i tuoi figli in palestre private? Allora le mancanza di spazi pubblici per lo sport passano sotto silenzio. Il clima, il sole splendente e il barocco sono sufficienti per dire che a Lecce si vive bene. La città è da tempo informata delle sofferenze dei conti pubblici, tuttavia spesso non si riesce a percepire l’impatto che hanno nella vita reale.
Parliamoci chiaro, le tasse e tariffe al massimo sono un problema per chi le tasse le paga. A leggere alcuni dati sulla capacità di riscossione dell’amministrazione ci sarebbe molto da riflettere”.
 
A proposito di riscossione, mi spieghi la vicenda dell’aggio a SOGET? Come scrivevi nel tuo blog, c’è stato un aspetto inquietante nei corrispettivi promessi dal Comune a SOGET...

 “La vicenda si riferisce a una pecentuale promessa a SOGET sulla riscossione delle maggiori entrate derivanti dalla revisione degli estimi catastali, per altro contestatissima. In questa vicenda, la revisione,  SOGET non ha svolto alcun compito, perché pagare per lavori non effettuati?”
Da tempo inviti il Sindaco a dichiarare il pre dissesto.  Da notizie che ho dalla mia città, Alessandria, l’amministrazione di centro sinistra, subentrata ad una a guida PDL e Lega, ha trovato macerie e non ha potuto fare altro che dichiarare il dissesto tenuto nascosto. Questo ha comportato l’immediato schizzare al massimo di tutte le tariffe e tasse. Lecce come sta da questo punto di vista?
“Io sostengo che ci troviamo in una situazione di dissesto non dichiarato ma che è nei fatti.
La situazione di Alessandria dopo il dissesto dichiarato: aumento della tassazione e riduzione dei servizi, a Lecce si è già verificata. Abbiamo l’IMU al massimo, la TARES che sarà probabilmente al massimo, tasse di soggiorno ed altri balzelli, insomma, la leva fiscale è altissima. Contestualmente sono state disposte una serie di riduzioni dei servizi pubblici, a partire da LUPIAE alla quale è stato chiesto di fare gli stessi servizi con meno costi. Ovviamente, come dice il piano di impresa, questo comporta una riduzione della qualità dei servizi erogati e delle prestazioni. Si è provveduto alla riduzione del trasporto pubblico locale. Si sono chiesti sacrifici e tagli sulla raccolta, pulizie e smaltimento rifiuti. Ci sono provvedimenti che definirei estremi sulla pubblica illuminazione, spegnimenti parziali o totali per risparmiare. Le politiche sociali faticano a individuare quali sono i bisogni primari. Non parlo di ipotesi, è Tutto documentato”.

Una dichiarazione formale di dissesto consentirebbe di chiedere aiuti allo Stato centrale?
“Formalmente gli aiuti sono stati chiesti. Il Comune, utilizzando le disposizioni del governo Monti, ha fatto una richiesta di 43 milioni di euro di anticipazioni per il pagamento delle prestazioni.  Parliamo di pagamento di opere già fatte, in sostanza  di debiti pregressi.
Il Comune si indebita per poter far fronte all’indebitamento.
I 43 milioni li dovremo restituire in 30 anni. Qual è la differenza fra la medicina amara della dichiarazione di dissesto a quella altrettanto amara che si sta somministrando ai leccesi comunque? La prima annuncia una volontà di guarigione, di risanamento dei conti. Quella attuale somma indebitamento a debiti pregressi per proseguire in qualche modo. Nel decreto Monti sull'indebitamento a parer mio siamo ai limiti della costituzionalità.
La Carta dice, all'articolo 119, che l’ente locale non può chiedere prestiti se non per finanziare la spesa per investimenti. Con questo decreto lo Stato va in deroga al 119. Dice agli enti locali di indebitarsi per pagare debiti. Un provvedimento che poteva avere una sua nobiltà se serviva a pagare, giustamente, le imprese che vantano crediti con gli enti locali, è diventato nei fatti un assalto alla diligenza di tutti gli amministratori di ogni parte politica e di ogni latitudine. Servono ora a salvare non le imprese, ma gli amministratori stessi.  Il problema è che se si prevedessero sanzioni per gli amministratori che provocano dissesto, un’intera generazione verrebbe colpita”.

C’è però in tutto questo un problema di Stato centrale...
“Certo, come si riesce a gestire per anni un Comune nascondendo il dissesto?
Attraverso operazioni contabili: dilatazione dei crediti per esempio, i famosi residui attivi.  Vediamo Lecce, la SOGET quanto ha recuperato negli ultimi anni? Pochissimo, eppure nel bilancio comunale  questo “recupero” è quantificato in 44 milioni di euro. Un positivo che non si troverà mai”.

Cambiamo discorso, chiudiamo il centro alle auto? In particolare, un'amministrazione può decidere in poche ore e senza una programmazione seria della viabilità complessiva, provvedimenti di chiusura o apertura di strade? I disagi per operatori commerciali e per gli abitanti sarebbero notevoli...
 “Partiamo con il dire che a Lecce l’isola pedonale e la ZTL (Zona a Traffico Limitato) non vengono percepite come tali.
Questo perché le deroghe, e le eccezioni sono infinite. Piazza Sant'Oronzo è isola pedonale, però è assediata dal traffico.
In teoria ci sono zone senza auto, nella percezione di pedoni e turisti no. I permessi rilasciati a man bassa sono troppi. Stiamo lavorando per azzerarli tutti quanti e ripartire da zero. Gli autorizzati dovrebbero essere i residenti e poco più.
A Lecce, per testimonianza di cittadini, del corpo di Polizia Municipale, nella ZTL passa chiunque. Torniamo alla legalità almeno qui e risolviamo una parte del problema. Diverso è l’allargamento delle isole pedonali.
A Lecce si deve progressivamente raggiungere, l’intevento tuttavia non può che  essere complessivo e deve passare dalla riqualificazione del trasporto pubblico, dai parcheggi di scambio, dai bus navetta. Tutti discorsi dismessi da tempo. Da quando si vararono le isole pedonali non è successo nulla, la situazione è ferma a 20 anni fa. Esistono anche altri problemi come l’occupazione del suolo pubblico che deve essere regolamentato. Al momento in strade non larghe ci sono  tavolini,  residenti e auto che passano. Un caos. Dagli anni ’90 quando si iniziò il recupero e la valorizzazione dei centri storici in poi c’è stato immobilismo. Oggi si deve intervenire per sottrarre Lecce e la sua bellezza al degrado. In questi 20 anni le pulsioni che si sono scatenate sul centro non hanno avuto come contraltare i servizi a tutela del cittadino. Pulizia del centro storico? Identica vent'anni fa. Vigilanza? Stessa cosa. Le esigenze delle persone e dei turisti sono mutate senza che cambiassero i servizi”.

Un discorso simile vale per le marine...
 “Certo che si, pensiamo solo che si sono dimenticati negli ultimi anni di servizi fondamentali, parliamo delle fognature per esempio, ci stanno pensando ora, un po’ in ritardo”.

Prospettive? Il sindaco più amato d’Italia in fondo è a Lecce...
 “Il bilancio politico della dissennatezza degli ultimi anni ha determinato lo sconquasso delle casse pubbliche. Parlo dei BOC, di Via Brenta, del filobus. Io ho rivolto più volte un invito alla responsabilità, facciamo il punto della situazione e parliamone.
Il Sindaco non vuole, con tutta evidenza, legare il suo nome a un default del Comune ed utilizza tutti gli strumenti per salvaguardare l’immagine. Tenere assieme la figura di leader politico e l’amministrazione non è semplice.
Perrone ci tenta comunque, magari facendo acrobazie. D’altra parte le amministrazioni in dissesto di fatto sono molte, quelle con dissesto dichiarato sono pochissime.

Quando un’amministrazione dichiara il fallimento?
“Quando arriva un commissario per la caduta dell’amministrazione stessa o quando cambia colore politico e i nuovi arrivati si trovano il disastro nascosto nei cassetti (come è successo ad Alessandria n.d.r.). In alternativa si tende a tirare a campare”.

Pubblicata su il Paese nuovo di giovedì 9 maggio 2013

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